03/10/13

Alicia Martin. Il libro e lo spazio

“Da tante cose dipende la celebrità de’ libri”  diceva Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi.  I libri sono veicoli di cultura attraverso la parola scritta, imprescindibili strumenti di crescita, a volte nemici, altre volte compagni di viaggio, scandiscono le fasi della nostra vita in maniera più o meno costante. Il connubio libri/arte sembra esistere da sempre, almeno da quando i miniatori medievali decoravano i manoscritti con maestria e minuzia, tanto che oggi assistiamo al proliferare dei cosiddetti libri d’artista, libri che sono essi stessi opera d’arte, non da leggere ma da osservare.
Ma se il libro, in quanto massa fisica, diventasse soggetto o parte costituente un’opera d’arte? Possibile. Ce lo dimostra l’artista madrilena Alicia Martìn (1964) che crea opere ed installazioni site – specific utilizzando proprio i libri come elemento caratterizzante.
La ricerca dell’artista si articola su più fronti. Il libro diventa soggetto, per l’appunto, di un’opera, come nel caso della serie Monologos (2007) in cui vediamo due mani che strappano un libro come a voler simboleggiare il disfacimento contemporaneo della cultura scritta in favore della assuefacente dittatura delle immagini. Nel video Poliglotas (2003), invece, i libri svolazzando all’interno di un labirinto straniante, creando un disordine visivo che ci rimanda nuovamente al caos contemporaneo, in cui le informazioni si assommano, si ingarbugliano e si confondono nella miriade di canali che le trasportano verso l’utente.
Ma il libro diventa anche elemento compositivo di installazioni che, in egual misura,  invadono spazi chiusi o spazi aperti. Nel primo caso, abbiamo esempi di installazione site – specific in uno spazio chiuso al MUSAC di Leòn, luogo in cui l’artista ha realizzato un’opera, intitolata Contempòraneos (2000), in cui vediamo una cascata di libri apparire da uno spazio aperto tra due pareti quasi squarciate dal peso della loro massa, oppure alla Galleria Galica di Milano, sede dell’installazione Inbreeding (2007), in cui una parete è occupata da una quantità di testi che sembrano venir giù direttamente dal soffitto e quasi investire lo spettatore.
Sicuramente più scenografiche e d’impatto sono le installazioni all’aperto che propongono getti a cascata di libri che fuoriscono da finestre o pareti di palazzi o immobili di vario tipo. Esempi interessanti sono l’opera intitolata Biografias (2007), realizzata presso la Casa de America a Madrid, Meteoro (2007)  al Museo Naval di Cartagena (Colombia) o ancora un’altra installazione della serie Biografias realizzata nel 2009 presso Molino de San Antonio a Cordoba o, infine, l’installazione creata a Le Hague (Olanda), presso il Museum Meermanno, in occasione della Paper Biennial Rijswijk 2012. 
Alicia Martìn utilizza il libro in quanto “cosa”, infatti, quello che conta non sono i titoli, i contenuti, le storie, bensì la forma, la struttura, l’insieme di copertine e pagine che invadono gli spazi in maniera energica, mai violenta, e portano lo spettatore a riflettere sul loro valore intrinseco generato dalla privazione della possibilità di fruire il libro secondo il suo uso naturale, scontato. È cultura che va al macero? Piuttosto è cultura che incontra altra cultura in maniera non incidentale, è arte che invade lo spazio della letteratura e vice versa. Si tratta di una profonda riflessione sul ruolo e sul valore della lettura oggi, riflessione che nasce più prepotentemente dal disordine e non dall’ordine delle librerie e delle biblioteche.

(Articolo pubblicato su Franznews)
Poliglotas, 2003

Monologos, 2007

Inbreeding, 2007

Contemporaneos, 2007 
Biografias, 2007






1 commento:

  1. Mi piacciono molto le ultime due opere. Sono un'esplosione di libri!

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