“Da tante cose dipende la
celebrità de’ libri” diceva Alessandro Manzoni nei Promessi
Sposi. I libri sono veicoli di cultura
attraverso la parola scritta, imprescindibili strumenti di crescita, a volte
nemici, altre volte compagni di viaggio, scandiscono le fasi della nostra vita
in maniera più o meno costante. Il connubio libri/arte sembra esistere da
sempre, almeno da quando i miniatori medievali decoravano i manoscritti con
maestria e minuzia, tanto che oggi assistiamo al proliferare dei cosiddetti
libri d’artista, libri che sono essi stessi opera d’arte, non da leggere ma da
osservare.
Ma se il libro, in quanto
massa fisica, diventasse soggetto o parte costituente un’opera d’arte?
Possibile. Ce lo dimostra l’artista madrilena Alicia Martìn (1964) che crea
opere ed installazioni site – specific utilizzando proprio i libri come
elemento caratterizzante.
La ricerca dell’artista si
articola su più fronti. Il libro diventa soggetto, per l’appunto, di un’opera,
come nel caso della serie Monologos
(2007) in cui vediamo due mani che strappano un libro come a voler
simboleggiare il disfacimento contemporaneo della cultura scritta in favore
della assuefacente dittatura delle immagini. Nel video Poliglotas (2003), invece, i libri svolazzando all’interno di un
labirinto straniante, creando un disordine visivo che ci rimanda nuovamente al
caos contemporaneo, in cui le informazioni si assommano, si ingarbugliano e si
confondono nella miriade di canali che le trasportano verso l’utente.
Ma il libro diventa anche
elemento compositivo di installazioni che, in egual misura, invadono spazi chiusi o spazi aperti. Nel
primo caso, abbiamo esempi di installazione site – specific in uno spazio
chiuso al MUSAC di Leòn, luogo in cui l’artista ha realizzato un’opera,
intitolata Contempòraneos (2000), in
cui vediamo una cascata di libri apparire da uno spazio aperto tra due pareti
quasi squarciate dal peso della loro massa, oppure alla Galleria Galica di
Milano, sede dell’installazione Inbreeding
(2007), in cui una parete è occupata da una quantità di testi che sembrano
venir giù direttamente dal soffitto e quasi investire lo spettatore.
Sicuramente più
scenografiche e d’impatto sono le installazioni all’aperto che propongono getti
a cascata di libri che fuoriscono da finestre o pareti di palazzi o immobili di
vario tipo. Esempi interessanti sono l’opera intitolata Biografias (2007), realizzata presso la Casa de America a Madrid, Meteoro (2007) al Museo Naval di Cartagena (Colombia) o
ancora un’altra installazione della serie Biografias
realizzata nel 2009 presso Molino de San Antonio a Cordoba o, infine,
l’installazione creata a Le Hague (Olanda), presso il Museum Meermanno, in
occasione della Paper Biennial Rijswijk 2012.
Alicia Martìn utilizza il
libro in quanto “cosa”, infatti, quello che conta non sono i titoli, i contenuti,
le storie, bensì la forma, la struttura, l’insieme di copertine e pagine che
invadono gli spazi in maniera energica, mai violenta, e portano lo spettatore a
riflettere sul loro valore intrinseco generato dalla privazione della
possibilità di fruire il libro secondo il suo uso naturale, scontato. È cultura
che va al macero? Piuttosto è cultura che incontra altra cultura in maniera non
incidentale, è arte che invade lo spazio della letteratura e vice versa. Si
tratta di una profonda riflessione sul ruolo e sul valore della lettura oggi,
riflessione che nasce più prepotentemente dal disordine e non dall’ordine delle
librerie e delle biblioteche.(Articolo pubblicato su Franznews)
Poliglotas, 2003 |
Monologos, 2007 |
Inbreeding, 2007 |
Contemporaneos, 2007 |
Biografias, 2007 |
Mi piacciono molto le ultime due opere. Sono un'esplosione di libri!
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